OSSIMORI
La centralità del Mediterraneo
di LUIGI M. LOMBARDI SATRIANI
In anni ormai lontani Fernand Braudel scrisse un’opera che si pone come un “classico” della storiografia contemporanea, Il Mediterraneo all’epoca di Filippo II (1949); in tempi più recenti Gabriele Salvatores ci ha dato un film, Mediterraneo (1991, Oscar per il migliore film straniero), che restituisce l’incanto di scenari mediterranei e di culture in essi sviluppatesi; nel 1998 Pedrag Matvejevi ha pubblicato un’opera, Il Mediterraneo e l’Europa, ricchissima di riferimenti, suggestioni, linee interpretative, tessere problematiche da connettere in un mosaico critico; l’Università di Reggio Calabria è stata intitolata, appunto, Mediterranea; una delle maggiori riviste antropologiche si chiama, appunto, Archio Antropologico Mediterraneo e ha come direttore Antonino Buttitta e condirettori Michael Herzfeld, Bernard Lortat-Jacob, Mondher Kilani e chi firma questa rubrica. Si tratta soltanto di alcuni riferimenti che sottolineano, comunque, la centralità del tema del Mediterraneo per la storia e la cultura europea. Tale tema ha ispirato, com’è noto, un ampio dibattito, anche antropologico, sul problema della effettiva unitarietà e omogeneità delle aree socio-culturali che possono essere comprese nella più ampia categoria di Mediterraneo. E’ a questa centralità che si ispira il Premio per la Cultura mediterranea, che la Fondazione Carical ha opportunamente istituito e che ha già acquisito grande prestigio giungendo sinora alla quarta edizione. Il premio voluto dalla Fondazione, presieduta con grande respiro culturale da Mario Bozzo, e che si avvale della rigorosa ed efficiente collaborazione di Stefano Bellu, intende esplicitamente «riconoscere i meriti di quanto contribuiscono all’approfondimento e alla conoscenza delle culture mediterranee, anche nelle loro implicazioni di attualità»; «favorire il dialogo e la comprensione tre le diverse espressioni culturali del Mediterraneo»; «promuovere, attraverso un apposito laboratorio e con il coinvolgimento di scuole delle due regioni, la lettura, anche creativa, tra i giovani». I premiati delle precedenti edizioni testimoniano l’ampiezza di orizzonti alla quale la giuria internazionale del premio ha fatto riferimento; basti ricordare, infatti, tra coloro che hanno avuto tale riconoscimento Tahar Ben Jelloun, Amos Oz, Marina Nemat, Elvira Dones, Padre Enzo Bianchi, Sergio Romano, Remo Bodei, Gustavo Zagrebelsky, Giorgio Agamben, Gerardo Sacco, Domenico Calopresti, Bruno Morelli e Dunja Badnjevic, Maria Pia Ammirati, Andrea Di Consoli, Giuseppe Lupo, Lucrezia Lerro, Mauro Francesco Minervino, Drago Jancar. Per l’edizione di quest’anno nei giorni scorsi la giuria si è riunita iniziando il proprio lavoro di analisi e approfondimento delle opere al fine di individuare i vincitori delle sezioni Società civile, intitolata allo storico meridionalista Giustino Fortunato; Scienze dell’Uomo, intitolato allo storico della filosofia Luigi De Franco; Narrativa, intitolata allo scrittore Saverio Strati; Creatività; Cultura dell’informazione. E’ un itinerario critico che si concluderà nel prossimo mese di ottobre quando, nel corso di una cerimonia, saranno proclamati i vincitori. Mario Bozzo ha recentemente sottolineato rifacendosi a Braudel, appunto, come il Mediterraneo sia «un antico crocevia sul quale, da millenni, tutto confluisce scompigliando e arricchendo la sua storia. In una realtà così eterogenea, che sfida e rifiuta ogni idea unificatrice, sarebbe più giusto parlare di cultura al plurale anche con riferimento alle fratture che la dividono e ai conflitti che la violentano. Il nostro premio, però, mira a ricercare e a valorizzare i punti di contatto, le matrici comuni da cui discendono le diverse espressioni di cultura, con l’intento di promuovere il dialogo e l’incontro. Tentare, in altri termini, di realizzare sul piano culturale se non la reductio ad unum almeno la convivenza virtuosa delle diversità». Da rilevare positivamente anche un’altra iniziativa che parte da quest’anno, quella degli incontri che periodicamente vedranno nella città calabrese iniziative dedicate alla letteratura, alla musica, al cinema, a mostre espositive e a tante altre testimonianze della creatività e delle tecniche elaborate dagli uomini. Il primo di tali appuntamenti si è svolto nei giorni scorsi a Cosenza e ha visto la presentazione del libro di Riccardo Finelli “C’è di mezzo il mare”. E’ un incontro sul tema “Il viaggio tra realtà e mito”. Sappiamo come il viaggio sia tema essenziale nello sviluppo delle culture e come esso indichi qualsiasi spostamento da un qui a un altrove, si tratti di spostamento fisico, spirituale, simbolico. Si pensi, fra gli altri, ai viaggi dell’eroe omerico, di Dante nella sua Divina opera, a quelli descritti da Cervantes, Swift, Goethe, De Foe, Daudet, Stevenson, Joyce, Perri, Calvino, D’Arrigo e tanti tanti altri. Si può viaggiare restando nella propria stanza, lo testimonia, tra l’altro, la fantasticheria letteraria di Honoré de Balzac col suo Viaggio da Parigi a Giava – Trattato degli eccitanti moderni, curato da Graziella Martina qualche anno fa per l’editrice Ibis che, nella sua presentazione, sottolinea come il racconto ci proietti «in un Oriente immaginario dall’eterna primavera, i bei paesaggi, le foreste vergini, gli indigeni dal passo vellutato, le seducenti e pericolose giavanesi dalle silhouette tentatrici, il bengali rivestito d’oro, di porpora e di smeraldi, gli animali dal comportamento umano, il profumo della volcameria che suscita le idee più folli, l’upas dall’ombra mortale, i lussuosi palazzi tapezzati di seta, le stuoie di riso alle finestre per proteggersi dal sole infuocato». E si potrebbero citare a ugual titolo i viaggi mistici di Santa Teresa d’Avila, San Giovanni della Croce, Natuzza Evolo e di altri veggenti che ci hanno parlato con profonda partecipazione dei loro viaggi interiori vissuti come veri e propri itinerari “realistici”. Su tali temi ho avuto modo di intrattenermi nei mesi passati nel corso di Antropologia del viaggio e del turismo che tengo nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. All’incontro cosentino sul viaggio, coordinato da Paolo Collo, che ha visto la partecipazione di numerose scolaresche, sono intervenuti, oltre a Riccardo Finelli, Sergio Frau, Alberto Manghel, autori di due interessanti volumi, e Mauro Francesco Minervino. Molti oggi, anche nella nostra regione, proclamano l’importanza della cultura e la loro preoccupazione per il futuro dei giovani in una realtà disastrata quale la nostra, anche se, a tali solenni proclamazioni, non seguono loro iniziative concrete e coerenti. Dinanzi a tanta demagogia e scoperte strumentalizzazioni il Premio per la Cultura mediterranea di cui si è qui parlato, mostra quanto sia utile passare “dalle parole ai fatti”, e proprio per questo merita l’interessamento fattivo delle istituzioni preposte allo sviluppo della nostra regione.