Berlioz - cultura Italia - ROMA E L’INCONTRO CON MENDHELSSON - Graziella Martina - In viaggio con gli scrittori

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ROMA E L’INCONTRO CON MENDHELSSON

Tra i tanti aneddoti sul soggiorno romano di Berlioz, giunto nella Città Eterna nel febbraio del 1832, ve n’è uno che delinea con vigore il carattere romantico del compositore, facile all’entusiasmo come all’avversione improvvisa, assolutamente poco diplomatico, stracolmo di fiducia in se stesso e di desiderio di libertà: arrivato da un mese a Roma, gli giunge notizia di come l’amata Ariel, ovvero la pianista Camille Moke, si fosse presto distratta dalla sua assenza. In un batter d’occhio, il pioniere della cosiddetta “musica a programma”, dimentica l’incontro con  Felix Mendhelsson, anch’egli pensionato dell’Accademia, le loro discussioni sulla musica di Gluck, le passeggiate per le Terme di Caracalla e per le grandiose rovine e si appresta a lasciare Roma per Parigi, escogitando mille stratagemmi per vendicare il tradimento, uccidere l’amata e poi se stesso. Sulla strada di Nizza, allora italiana, il compositore avrà un ripensamento e deciderà di scrivere al direttore dell’Accademia di Francia, Horace Vernet, per tornare saggiamente sui suoi passi.

L’inizio è tutt’altro che tiepido, ma la passione si sarebbe presto spenta nel clima romano: arriva la noia, malgrado le serate allegre al Caffè Greco o i balli eleganti all’Ambasciata. Persino in visita a San Pietro, nonostante l’enorme emozione suscitata dall’eccelsa bellezza dell’arte, Berlioz è sopraffatto dalla delusione e dall’amarezza interiore che gli impediscono di gustare appieno il soggiorno. È noto come fosse rimasto fortemente deluso nell’ascoltare la musica di Palestrina, confutandone il genio e definendone l’opera «quelle plaisanterie».

Villa Medici, da lui definita una «caserma accademica», non rappresenta certo una fonte di ispirazione; l’artista, al contrario, sente progressivamente spegnersi il suo estro creativo. Porta a termine, infatti, soltanto quattro lavori: l’Ouverture del Roi Lear, composta a Nizza, alcuni brani del Mélologue, l’Ouverture de Rob- Roy, che brucerà il giorno stesso della prima esecuzione, avvenuta l’anno dopo a Parigi, e una rielaborazione della Scène aux champs de la Symphonie fantastique, che riscriverà quasi per intero, come afferma il compositore, vagando per Villa Borghese.

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