Itinerari londinesi
di FEDERICO MUSSANO
Graziella Martina
Londra controcorrente
Magenes, 2013
Non sbagliamo di certo ad associare il nome e il marchio Michelin alla Francia (e alla cucina internazionale): è tuttavia un peccato che ben pochi tra i numerosi turisti italiani che ogni anno si recano a Londra si fermino a Fulham Road ad ammirare la Michelin House. Un edificio ricco di fascino e di deliziosi quadri rurali composti con piastrelle ceramiche e richiami alla fase pionieristica dell'automobile quando, nell'attesa che venissero cambiate le gomme, ci si intratteneva al Touring Office tra cartine e guide da consultare.
Già, consultare una guida: pare facile, sembra ci sia solo l'imbarazzo della scelta ed è probabilmente così, forse non tanto ai tempi della costruzione della Michelin House quanto al giorno d'oggi. Dipende tuttavia dal grado di approfondimento della visita e dalla sintonia che si vuole raggiungere con un luogo (la capitale inglese nello specifico del libro Londra controcorrente di Graziella Martina, viaggiatrice appassionata e traduttrice letteraria di Kipling, Dickens e tanti altri autori) l'intensità dell'esperienza turistica e umana che si potrà raggiungere.
Rimettiamoci in cammino (del resto la Michelin House sorge a Southgate, il quartiere che un tempo ospitava un pub con la scritta "Refresh and pay, then travel on") e spostiamoci al centro, alla piazza forse più conosciuta di Londra: Piccadilly Circus. La piazza con la famosa statua di Eros? La statua è famosa ma, nonostante quello che molti visitatori pensano (o che molte guide scrivono), non si tratta di Eros ma della raffigurazione dell'amore caritatevole, opera dello scrittore Alfred Gilbert a celebrazione della magnanimità del conte di Shaftesbury. Eros o amore caritatevole che sia, Piccadilly è nota non solo per le luci sfavillanti ma anche per l'intenso traffico che fece scrivere a Rose Macaulay del «traffico a passo d'uomo» confessando poi che, coinvolta nel nervosismo generale, lei pure, in quella caotica sera di oltre mezzo secolo fa, aveva suonato il clacson e tagliato la strada agli altri. Noi non suoneremo il clacson (con la capillare rete di bus e le duecentocinquanta miglia della metropolitana a chi mai verrebbe in mente di avventurarsi in macchina a Piccadilly?) ma continueremo piuttosto a piedi la scoperta di Londra: a piedi o, come si è suggerito, in metropolitana. Di quante siano le miglia di binari della London Underground si è detto, quante siano le stazioni lo troviamo scritto sul libro (sono 267) e troviamo anche descritte numerose curiosità che possono meritare una visita o almeno uno sguardo e magari una foto: dal labirinto rosso e nero sopra alla stazione di Warren Street (con warren a tradursi come labirinto) ai quattro vagoni della Jubilee Line trasformati in locali per ospitare il lavoro di artisti e giovani creativi vicino alla stazione di Old Street fino agli archi di mattoni vetrinati color caramello e giallo della stazione di Covent Garden.
Una visita a Covent Garden è quasi obbligatoria vista la sorpresa che coglie il visitatore in ogni punto del quartiere tra «locali e ristoranti, negozi di artigianato e di alimenti biologici, botteghe di prodotti etnici, librerie e gallerie d'arte» e la sorpresa sarà ancora maggiore quando scopriremo che l'area molti secoli fa era il giardino dell'abbazia di Saint Paul. La "n" di Convent poi cadde e Convent si tramutò in Covent: Graziella Martina è giustamente attenta all'etimologia dei toponimi che ci rivela tradizioni e storie di vecchi mestieri, già a Piccadilly avevamo scoperto come ci fossero antiche botteghe che vendevano i pickadils, quelle crine increspate che fanno tanto ritratto di Shakespeare.
Dopo tanto girare per Londra tiriamo il fiato e fermiamoci a bere qualcosa in un pub: in quattordici pagine, dalla A di Adam & Eve a Soho fino alla Z di Zetland Arms a South Kensington, lo troveremo il pub giusto, no? Se vogliamo accompagnare la birra del pub con cibo da noi procurato allora Ye Grapes è il posto giusto (uno dei pochi pub che ammettono la possibilità di portare cibo), se invece vogliamo festeggiare l'aver visitato Londra con uno sguardo diverso e, per la prima volta, così attento allora The Hand & Shears può essere il locale appropriato... non è da quelle parti (e l'insegna del pub ce lo ricorda) che è nata l'usanza di tagliare il nastro alle inaugurazioni?