Miller - recensione prime impressioni della Grecia - Press reader - Graziella Martina - In viaggio con gli scrittori

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“A Festo in cima al mondo, il luogo della terra più vicino al cielo, trovo Kyrios Alexandros che mi fa inchini a una distanza di cento metri...”
VISITA A DAFNI. LA CHIESA MI INTERESSA MOLTO MENO DEL PAESAGGIO, DELLA LUCE, DELLE ROCCE COLOR GRIGIO LAVANDA. MI INCAMMINO VERSO IL MARE LUNGO LA VIA SACRA. SONO INTOSSICATO DALL’ATMOSFERA, COME QUANDO AVEVO CAMMINATO INCAUTAMENTE VERSO BYRON.

Oggi, domenica, ho visto il miracolo della luce che abita gli alberi. Essa attraversa il fogliame creando un vaporoso manto verde, un intrinseco alone, l’aura stessa della pianta. È la sua anima che viene rivelata. Gli alberi sono immersi nella santità, nella purezza della loro essenza. Diventa chiara la separazione fra corpo e anima. C’è da impazzire. E ancora di più per l’austerità del suolo, il grigio rosato, l’aspetto leggermente tibetano dei pendii. Non ci sono più le foglie, ci sono solo delle pennellate verdi che ondeggiano al vento. La salvia argentea abbraccia tenacemente la terra, come per proteggere un abietto segreto rettiliano. Mi arrampico lungo il fianco di una collina per vedere meglio il paesaggio, ma sono troppo spaventato dalla sua nuda bellezza. Mi fermo a mezza strada e mi guardo intorno senza capire. Sembra una delle scene magiche e folli evocate ogni tanto da Shakespeare, nella sua disperazione. Qui l’uomo si riunisce al mondo dei rettili. Non osa camminare eretto, eccetto che come dio. Questa è la punizione inflitta nel corso dei secoli, il grande segreto del potere della Grecia e della sua temporanea abnegazione o abdicazione. L’uomo ha imparato qui a camminare come un dio. E un giorno egli camminerà di nuovo – come un dio. Quando avrà dimenticato quel che conosce ora. (Oggi, mio primo giorno su una macchina volante, mi è venuto questo pensiero – quanto sia ridicolo e degradante stare seduti in aria su un sedile, spinti da un motore, completamente passivi e inutili. Volare è la forma più bassa del viaggiare. Tanto varrebbe essere un pezzo di merda). (...)

A Festo, in cima al mondo, il luogo della terra più vicino al cielo, trovo Kyrios Alexandros che mi fa inchini a una distanza di cento metri e si prostra fino al suolo. “È Dio che vi manda!”, dice salutandomi. Il luogo è così meraviglioso, il mio benessere così completo, che mi sento colpevole come un criminale per godere di tutto questo da solo. Verso il Monte Ida i colori dell’autunno sono incantevoli. Per la prima volta in vita mia contemplo una sinfonia color terra di Siena. E verso il mare la terra rosso scuro, l’argilla primordiale con cui l’uomo è stato creato a immagine di Dio. Purtroppo l’uomo è caduto dal suo stato di grazia, ma la natura rimane sacra in eterno. I pendii marroni sono come la pelle di animali acquatici. Essi sono stati lavati per secoli dai depositi alluvionali. Sono stati cotti dal sole, riarsi, coperti di vesciche, poi sommersi dal diluvio. Dappertutto la carezza, tutto è smussato, attenuato, raddolcito. È il posto più piacevole che conosco. È femminile dal principio alla fine. Sono sicuro che il luogo fu scelto dalle regine della dinastia di Minosse. È il ramo femminile della stirpe che ha dato al paesaggio il suo carattere, il suo fascino, la sua finezza – e la sua inesauribile varietà. (...)




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