La bella presentazione della scrittrice Gabrielle Gamberini delle guide: Londra controcorrente e Parigi città europea di charme
Vorrei cominciare sottolineando la dimensione interessantissima che accomuna le due guide, cioè il fatto che, sia la guida di Parigi che quella di Londra, si inseriscono perfettamente, secondo me, nella nuova tendenza di un turismo di classe, non nel senso classista della parola, ma in quello di un turismo elegante, colto, alla ricerca della qualità. Una tendenza positiva, molto attraente e interessante, dato che partire e visitare posti nuovi ormai non basta più. Il nuovo viaggiatore ricerca la dimensione più nascosta dei luoghi, incuriosito dai segreti da essi custoditi.
I titoli stessi dei libri danno immediatamente la tonalità, lasciano intuire l’atmosfera che si può assaporare leggendoli e seguendone i passi: Londra controcorrente dice già tutto e anche il titolo Parigi città di charme lascia intendere che la Parigi proposta è una città piena di un fascino difficile da descrivere. L’espressione stessa « di charme », intraducibile, lascia aleggiare tante sensazioni, tante immagini difficili da circoscrivere, ma che invogliano il lettore ad andare alla scoperta di questa Parigi.
Prima di passare al sottotitolo, che fa perfettamente eco a questa nuova tendenza di cui parlavo, vorrei soffermarmi ancora un attimo sul titolo Parigi città europea. Sono stata colpita da questa espressione, anch’essa a mio avviso un segno dei tempi. Parigi non viene più presentata come la capitale della Francia, quale è per me, che sono francese, ma come una città in seno a un insieme più vasto, una città che è uno dei punti forti del paesaggio culturale europeo. Il fatto che sia stata usata l’espressione « guida di charme » è un’ulteriore dimostrazione della nuova dimensione internazionale o sovranazionale nella quale ci muoviamo oggi. Anche il sottotitolo Guida alla Parigi insolita e curiosa è molto interessante, perché illustra una nuova filosofia del viaggiare e si colloca appieno in quella che chiamiamo l’air du temps, espressione intraducibile anche questa, che significa letteralmente ‘l’aria del tempo’, ovvero ciò che aleggia nell’atmosfera culturale in questo o quel momento storico, quello che si percepisce nel clima intellettuale o artistico del momento. Non per caso esso è anche il nome di uno dei profumi più famosi di Nina Ricci e si sa che i nomi dei profumi sono concepiti per evocare qualcosa d’inafferrabile, qualcosa d’indicibile. E l’air du temps racchiude appunto questa nuova forma di curiosità, questo desiderio di scoprire il lato insolito e curioso delle città. Dal sottotitolo della guida di Londra, invece, si capisce che l’autrice si concentra sul lato storico della capitale britannica, passato e contemporaneo, quindi si può notare di nuovo il focus sulla dimensione culturale che a lei preme sottolineare e approfondire.
Il sommario della guida di Parigi segue un ordine molto classico. Nell’introduzione si spiega lo spirito del libro, cioè un testo concepito per chi « pensa di avere visto tutto » della capitale, ma vuole tornarci e scoprire una città fuori della « visione stereotipata dei dépliant turistici », fuori dei « percorsi obbligati » che portano alle « hautes griffes », alle boutiques di lusso. Naturalmente Parigi è anche questo nell’immaginario collettivo, è la città della haute couture e dei grandi profumi, ma accanto ad essa esiste una Parigi più discreta, più romantica forse, che l’autrice condivide con i lettori.
Sono stata anche molto colpita dal fatto che nel capitolo ‘Suggerimenti utili’, l’autrice si limita a consigli sulla vita culturale della capitale. Si focalizza sul lato prettamente culturale della città, perché in fondo è questa la dimensione che predomina nella guida, con le indicazioni dei luoghi e delle condizioni di fruizione: tale manifestazione in tale luogo e in tale giorno della settimana o del mese. Le Journées du Patrimoine, per esempio, si svolgono il terzo week end di settembre, quando tutti i musei sono gratuiti e i luoghi di solito chiusi sono aperti. Un altro dettaglio interessante è alla fine del capitolo, in cui sono segnalati i mercatini bio e i ristoranti che propongono una gastronomia naturale. Questo dimostra ancora una volta che la guida è pensata per un certo tipo di turista, per chi coltiva un certo modo di vedere le cose e di gestire la propria vita, per chi appartiene a una cerchia direi piuttosto intellettuale, che va a controcorrente rispetto alla società consumistica e cerca di assaporare i momenti di vita in tutti i sensi del termine. L’ultima frase, rivolta ai lettori con l’invito a segnalare qualsiasi inesattezza notata nel libro, attesta l’onestà intellettuale dell’autrice e il suo desiderio di proporre un libro non solo utile, ma corretto, fatto bene, una preoccupazione che si nota anche nella cura editoriale.
Dal punto di vista iconografico, direi che le due guide sono corredate da un ricco apparato fotografico, anche se esso viene organizzato in modo diverso: nella guida di Londra non c’è una pagina che non sia illustrata da almeno una foto, seppure di piccole dimensioni, mentre in quella di Parigi si è preferito concentrare le illustrazioni a colori tutte insieme, sotto il titolo di ‘Immagini e ricordi di una città di charme’. Esse riprendono scorci, opere d’arte, vetrine particolari, che corrispondono, immagino, ai luoghi prediletti dell’autrice.
A questo proposito, nella guida di Parigi sono anche rimasta colpita dal fatto che la primissima illustrazione, in bianco e nero, raffiguri un murale con una frase di Benjamin Vautier, detto Ben, un artista francese nato a Napoli, riconoscibile dal carattere volutamente infantile della sua calligrafia. La frase dice che bisogna diffidare delle parole. E’ questo per me è veramente un tuffo immediato nello spirito francese, nell’atmosfera intellettuale parigina, quindi a mio avviso la scelta dell’autrice è molto azzeccata, fatta con molto criterio e in perfetta sintonia con la linea che ha scelto di dare alla guida.
La capitale francese è presentate per arrondissement, dal primo al ventesimo. Di ognuno di essi l’autrice elenca i monumenti più significativi, quelli che presentano qualcosa di importante da sottolineare. Uno degli elementi che contraddistinguono la guida è che essa descrive brevemente i monumenti dal punto di vista architettonico, menzionandone l’anno, la durata della costruzione, i dettagli esterni dell’architettura e gli elementi interni di decorazione. C’è anche la storia dell’edificio e la descrizione del suo interno, come nel caso ad esempio dell’affresco che adorna la cupola della Bourse de Commerce, raffigurante il commercio internazionale, incrementatosi dopo certe scoperte geografiche, grazie allo sviluppo dei porti. Questo approccio contestuale dà al visitatore una visione a tutto tondo dell’edificio che si appresta ad andare a vedere. Tuttavia, di certi luoghi si descrivono dei dettagli contemporanei e non quelli del passato. Così, a proposito della chiesa di St. Eustache si parla della testa scolpita nel 1986 che si trova di fianco all’edificio, mentre non si parla del famosissimo organo, su cui sono stati registrati tantissimi concerti, anche di Bach. Le descrizioni sono nobilitate da citazioni letterarie che le arricchiscono e le impreziosiscono, riportate nella lingua originale, per chi le può apprezzare, con la traduzione in italiano per gli altri. Nel paragrafo sul giardino detto Square des Poètes per esempio sono riportati i versi di Arthur Rimbaud. Dal punto di vista prettamente linguistico, ho trovato i testi molto scorrevoli, piacevoli da leggere e molto rispettosi delle altre lingue. Hôtel, ad esempio, è scritto con l’accento circonflesso, una cosa che nessuno fa. Sarà un piccolissimo dettaglio, ma io vi sono stata sensibile. Nel testo, inoltre, ci sono moltissime espressioni in lingua, tradotte sistematicamente, che creano l’atmosfera giusta. Si parla dei docks dell’East End di Londra per esempio, della famosa cup of tea o ancora delle photo cakes, le torte sulla cui glassa viene riprodotta fedelmente l’immagine del festeggiato. Nella guida di Parigi si menziona l’ospizio degli Enfants-Trouvés, cioè dei trovatelli, creato da madame Aligre, la benefattrice che ha dato il nome alla piazza dove oggi c’è un famoso mercato, o ancora i reverbères à l’ancienne, i lampioni vecchio stile che l’amministrazione ha fatto installare in rue de la Butte-aux-Cailles, o ancora le gloriettes, i padiglioni ornati di rose rampicanti di square René le Gall, che diffondono il loro profumo. Fra le molte citazioni in lingua originale ci sono anche quelle incise sulle tombe del cimitero Père-Lachaise o quella sulla facciata della casa natale di Edith Piaf a Belleville. Nella guida di Londra è riportata, ad esempio, la targa presente sulla locanda che apparteneva ai genitori del fondatore dell’università di Harvard. Per quanto riguarda le informazioni pratiche, il procedimento seguito nelle due guide è diverso. La guida di Parigi fornisce gli orari dei musei e dei luoghi da visitare e suggerisce anche gli alberghi e i ristoranti nei vari arrondissement. La guida di Londra invece è priva di qualsiasi elemento pratico, non ci sono indicazioni di ristoranti o alberghi, ma c’è un capitolo sulla gastronomia, dove si parla della cucina tradizionale e di quella cospomolita. Alla fine del libro c’è un capitolo dedicato agli inevitabili pub. Un capitolo intero è dedicato alla Londra della cultura, con gli scrittori, i pittori, gli architetti e i musicisti che hanno fatto onore alla scena culturale londinese. C’è un notevole excursus storico sulla presenza italiana in città, che va dai romani e Giulio Cesare agli ultimi immigrati. Dal punto di vista culturale il panorama è a 360 gradi, va dalla mitologia celtica e dalla figura di St. Bride, che si è convertita nel quinto secolo, alla storia delle olimpiadi con quelle del 2012, da un poeta rinascimentale come John Donne alle ultime avventure di Harry Potter. Si tratta dunque più di una monografia accuratissima e completa sulla città di Londra che di una semplice guida.
Vorrei concludere insistendo sul carattere assolutamente completo di queste guide, sulla cura apportata ad esse sia dal punto di vista contenutistico che editoriale, sulla ricchezza iconografica, sull’ammirevole lavoro di ricerca che c’è a monte e che uno non puo’ non intuire vedendo il risultato dei due libri che, secondo me, hanno pienamente adempiuto alla loro missione, quella cioè di darci una gran voglia di prendere il primo aereo per recarci a Parigi o a Londra, per vedere queste due città con occhi nuovi ed esigenti.